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Wednesday, February 26, 2014

Gli occhi parlano

Les yeux parlent
 
Prise de conscience que d’avoir des yeux,
Fenêtres ouvertes vers les cieux
sans cesse émerveillés
lorsqu’un trait de lumière
baigne la nature qui s’éveille.
 
Les yeux ouverts sur le monde
dévoilent l’âme profonde
d’un regard amoureux
qui s’embrase de feu.
 
Tantôt des yeux malins
scrutant l’âme du voisin,
tantôt doux, fascinants
élargissent aux amants
l’hardiesse aux regard
lors d’un destin hagard.
 
Des yeux pleurent au matin
quand tout est jouissance,
des yeux pleurent de chagrin
quand tout n’est que souffrance.




Martha Nassibou le 28 novembre 2004

Poesia a un amico speciale

Con un libro in mano…

 
Lassù nel cielo brilla il sole
Fasciate d’oro danzano le nuvole,
Echeggiano i gridi di un gabbiano,
E io volo con un libro in mano.

Un Angelo mi condusse
Nel giardino della magia
Mi prese per mano
E mi fece volar via,
Sù sù nel ciel di fantasia
Dove la vita è frenesia.

L’Angelo mi svelò l’arcano,
Mi prese per mano
E mi insegnò a volare
Verso la Stella Polare
Con un libro in mano
Nei cieli del gabbiano.


                                                                    
Martha Nassibou  Perpignan il 7 gennaio 2006


Dedicato a Angelo del Boca

Tuesday, February 25, 2014

Primo Blog dell'anno!

Oggi ho passato una bellissima giornata con mia figlia Saba. Ho anche pensato molto a come ravvivare il mio blog. cosa ci scriverò? Che cosa voglio condividere con i miei lettori? Le risposte verranno piano piano. Intanto comincio con questo primo testo del 2014 per dirvi che sono proprio contenta. E in più vi metto una bella foto.


Tuesday, December 04, 2012

Martha Nassibou Memoirs 3rd edition published !

E' uscita la terza edizione di Memorie di una principessa etiope. 
Ringrazio di cuore tutti i  miei lettori ! 

Si trova  su internet 
IBS.it   e nelle librerie in tutta Italia.


Online: http://www.ibs.it/code/9788865591000/nasibugrave/memorie-una-principessa.html

Synopsis (text in English below)

Agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso il Ghebì, il palazzo del nobile Nasibù Zamanuel svetta sontuoso nel centro di Addis Abeba. Circondato da un parco di cinquantamila metri, con alberi di alto fusto e piante ornamentali fatte giungere da ogni parte del mondo, il Ghebì è composto da un’infinità di camere, elegantemente arredate con mobili in stile Luigi XVI e Chippendale, porcellane di Sèvre, immensi arazzi di Beauvais. Ottanta maggiordomi, domestici, cuochi e giardinieri provvedono alla cura della casa, sotto lo sguardo vigile del degiac Nasibù, bello come un dio con i suoi 185 centimetri di statura, il fisico da atleta, il volto attraente e sereno, le sgargianti divise da generale. Nella vita del degiac, tutto sembra tingersi di prodigioso e fiabesco: da come ha impalmato la giovanissima Atzede Mariam Babitcheff dopo una gara sfrenata nell’ippodromo di Janehoj-meda alla presenza del reggente, ras Tafari Maconnen, a come l’ha condotta in pellegrinaggio in cima al monte Managhescia, dove il santo eremita Abba Wolde Mariam ha predetto alla sposa la nascita di ben cinque figli. Un giorno di ottobre del 1935, tuttavia, la bella fiabatermina bruscamente. Per ordine di Benito Mussolini, le forze armate italiane invadono l’Etiopia da nord al sud, senza alcuna dichiarazione di guerra. Il degiac Nasibù combatte valorosamente per difendere la sua civiltà, quell’antica civiltà coptortodossa che fa dell’Etiopia una terra cristiana nel cuore dell’Africa. Le forze sono però troppo impari, e il conflitto segna la fine dell’Impero d’Etiopia e dello splendore dei Nasibù. Il 21 giugno del 1936, è arrestato Ivan Babitcheff, il suocero di Nasibù. Il 19 ottobre, il degiac si spegne in una clinica di Davos. Nei mesi successivi tutti i Nasibù sono costretti all’esilio. A più di sessant’anni dagli avvenimenti,Martha Nasibù, figlia del degiac Nasibù, racconta l’incredibile vicenda della sua famiglia condotta in Italia sul finire del 1936 e mantenuta in cattività sino all’agosto del 1944. Otto anni di esilio nei luoghi di «villeggiatura» di Mussolini. Otto anni di esilio per la sola colpa di essere moglie e figli del degiac Nasibù Zamanuel, che si era comportato in guerra con estrema correttezza, non certo ricambiata dal «viceré» Rodolfo Graziani. Preziosa testimonianza storica, il libro illumina il mondo dell’aristocrazia etopica «in bilico fra le suggestive eredità del feudalesimo e le forti aspirazioni alla modernità» (Angelo Del Boca).

Sunday, March 04, 2007

Giorgio Merlini, compagno di giochi Firenze 1942-44

Cari lettori,

Non finirò ancora di stupirvi se vi racconto che un giorno mi è giunto un plico con una lettera e molte fotografie e subito ha avuto luogo la magia che mi riporta, andando indietro nel tempo, un nome e un’identità si affaccia e si dichiara :

"Sono Giorgio Merlini il vostro compagno di giochi nella Firenze del 1942-44. Sono quello che manca all’appello nel tuo libro quando la seconda guerra mondiale attanagliava dalla fame e dalla paura la popolazione italiana."

Le parole di Giorgio sgorgano così dal suo cuore, dopo che io fremendo dall’emozione gli avevo telefonato :

"Ciao Martha, mi è venuto un tonfo al cuore l’altro ieri a sentire la tua voce : Il tempo mi è sembrato fermarsi a qualche decennio fa, anche se 64 anni sono niente di fronte l’eternità ! Nel tuo libro ho letto con commossa partecipazione la tua storia, che già conoscevo direttamente tramite tua Madre Atzede. Tante volte in questi anni ho tentato di entrare in contatto con Voi perchè mi ero affezionato e tenevo veramente alla Vostra Amicizia ; spesso ho benedetto la sorte che mi aveva dato il privilegio di conoscere da vicino un mondo di sogno che a 14/15 anni incide indelebilmente…A me interessava ascoltare tua Madre quando narrava l’incredibile realtà romanzesca che aveva dovuto subire con tutti voi ragazzi e che continuava…Ricordo che un giorno, tornando da scuola, la incontrai sul Ponte Vecchio con una borsa da spesa colma di cavolo ed altre verdure.. Ebbene, anche in questa quotidianità, aveva il portamento di una Regina
che io ammiravo tanto. "

Continua ancora l’emozionante racconto di ricordi di Giorgio :

"Quanti ricordi si sovrappongono nella memoria ! Mio padre ed in particolare lo Zio Guido erano onorati della Vostra conoscenza e presero a cuore la vostra situazione cercando con ogni mezzo di rendere meno angosciosi i vostri soggiorni a Firenze."

Giorgio Merlini, oggi architetto in pensione , colma il vuoto che dal labirinto nel profondo abisso la memoria teneva segregato e mi aveva negato il nome di questa generosa famiglia italiana che ha contribuito alla nostra soppravvivenza in quel periodo buio della seconda guerra mondiale.

Sunday, October 22, 2006

Quel che scrivevo in prima media

Ai miei cari lettori,

Desidero confidarvi e raccontarvi una storia, ma sarete poi Voi a giudicare se ne valeva la pena.Il mio libro « Memorie di una principessa etiope » mi restituisce lembi di memoria dimenticati, che sembravano per sempre perduti nella valle dell’oblio, per mezzo di nuove testimonianze che mi sono giunte attraverso i messaggi elettronici di coloro che hanno letto il mio libro.

Ecco che riaffiora dai meandri della memoria il più dolce dei ricordi. Marco, un mio lettore mi rivela una notizia incredibile ! La sua Zia Sofia era la mia insegnante di 1° media nel Collegio del Sacro Cuore a Firenze nel 1940. Sofia ha letto il mio libro tutto d’un fiato sconvolta dall’emozione di avermi trovata dopo sessanta quattro anni. Potete immaginare l’impatto che una notizia come questa può suscitare : prima l’incredulità, poi l’esplosione di una gioia immensa.



Sofia ha oggi 91 anni, una mente lucida e una grande capacità di ricordare episodi avvenuti lontano nel tempo.-«Martha, Martha cara, cara…» mi ripete la sua voce dolce e commossa che risuona calorosa all’altro lato del telefono. «Tu eri una bambina intelligente, audace, sensibile e quale ti ho descritta nel mio libro "Sofia e famiglia". Una ridda di inesplicabili emozioni traboccano e lacrime di gioia bagnano il mio viso. Sofia continua « Eravate con tua sorella Amaretch due bambine deliziose e vi descrivo così nel mio libro: Martha la minore, era assai intelligente e i suoi occhi vivacissimi manifestavano una grande gioia interiore, Amaretch aveva un viso dolcissimo ed occhi languidi e malinconici. Martha, con i suoi racconti di terre a noi lontane, riusciva ad ipnotizzare tutta la classe, me compresa. Narrava di uomini strani che adoravano grandi alberi, intorno ai quali cantavano e danzavano, dopo aver offerto ad essi monili e doni varii… Quando andavo a trovare la loro mamma, il fratellino, appena mi vedeva, cominciava a gridare : Mamma, mamma, c’è la «proferossessa», e la cameriera, Enkoyé,correva a preparare il carcadé.»




Pochi giorni dopo mi giunge graditissima una lettera di Sofia: «Cara Martha, questo tuo libro mi ha reso note tante cose che non sapevo. Ho conosciuto le meravigliose persone del tuo papà e della mamma, la loro forza morale, il loro coraggio nelle vicende della vita e la grande continua fiducia nella Provvidenza. Non conoscevo poi le numerose e dolorose peripezie del vostro lungo esilio e peregrinare per volontà altrui. Il libro lo ha letto ora mia nipote Silvia, alla quale è piaciuto moltissimo e pensa di adottarlo come libro di «narrativa», nella sua classe di terza media, dove insegna…». Così termina la lettera di Sofia, lasciandomi immersa in un fiume di lacrime.

Alcuni giorni dopo mi giunge, inviatomi da Sofia il suo libro e la Rivista quadrimestrale delle ex-alunne liceali del Collegio del Sacro Cuore di Firenze, nel quale esse scrivono le loro impressioni, intitolato «Lumen et vinculum» del 1940 e in questa rivista scopro con stupore un articolo di Cronache sulle attività del Collegio scritto da me, privilegio eccezionale concesso per una delle piccole allieve di prima Media. Desidero trascriverlo per intero, e spero sia gradito ai miei cari lettori che hanno seguito il corso della mia infanzia, poichè in questo testo vi si può trovare lo stesso spirito e le stesse impressioni, ciò che lo renderebbe perfettamente compatibile con le descrizioni che ci sono nel mio attuale libro. Un dono che mi restituisce il mio libro « Memorie di una principessa etiope» con il filo d’oro che si dipana e volteggia leggero e scintillante attraverso l’etere per giungere a me come per magia, promessa di altri episodi che forse mi svelerà.


FIRENZE 1940 - Collegio del Sacro Cuore

Per caso – proprio per caso – ho saputo che tre volte all’anno una bambina è incaricata di scrivere la “Cronaca“ da stampare in Lumen et Vinculum, ed ho subito pensato: “Questa volta chiederò di farla io!” Audacia! Presunzione! Temerarietà! diranno le grandi. Eppure io mantengo il mio proposito : chiedo….ed ottengo. Come sono felice !- Ma come mai un’idea simile ? - mi domanderete. Ed io ho pronta la risposta che, del resto, tutte indovinereste, se sapeste che io sono un’alunna della prima classe della scuola Media. Oh, non è questa «la Classe delle Cronache ?» Dunque spetta a me, o a qualcuna delle mie compagne a far la cronaca : ragiono, sì o no ?- Ci rincresce tanto tanto, care sorelle maggiori, di privarvi di un compito così onorifico e gradito; ma voi – ne siamo sicure – sarete tanto buone, da lasciare a noi il campo, ed anche – lo vogliamo dire prima per non farvi avere troppe sorprese - da scusare e compatire, se non sapremo esprimerci bene. Perchè, vedete, noi non conosciamo, come voi, tante parolone: alle volte – credereste ? – restiamo confuse perfino dinanzi a parole semplici e non sappiamo proprio spiegare.

Fortuna che abbiamo una Signorina buona e paziente che non fa le meraviglie, ma invece ci aiuta a capire ! Sì, è proprio buona la nostra Signorina ed a lei dobbiamo di saper far le Cronache, e quindi questa Cronaca.- Dunque, io incomincio, e voi, poi, se troverete qualche cosa che non va, chiuderete o un occhio solo o tutti e due ; ma io vi assicuro che intanto aprirete il vostro cuore e siccome anche il cuore vede, voi vi accorgerete che anche le bimbe che hanno appena lasciato le elementari sono capaci di pensieri buoni e seri. Questi pensieri ci porteranno a diventere un giorno delle vere bambine del Sacro Cuore, quali ci desiderano le nostre buone Madri.- Dopo questa lunga introduzione, io prendo il mio quaderno e scelgo qua e là qualche pagina più significativa da copiare.

Ma…aspettate, voglio prima narrarvi la mia prima visita al Poggetto.- Io già conoscevo molto bene il Sacro cuore, quando giunsi nell’estate a Firenze, perchè già vi avevo trascorso un anno a Napoli. Fu grande la mia gioia, quando la mamma mi condusse quassù.- Arrivate al cancello, attraversammo con la veloce macchina un bel viale. Quante piante ! quanti fiori ! e che belle farfalle ! L’ansia di trovarmi in collegio cresceva in me. Ad un tratto un gran fabbricato comparve dinanzi ai miei occhi curiosi: era proprio il Sacro Cuore. Scesi dall’automobile e con la mamma e la mia sorellina Amaretche fui introdotta in un salone, dove, pochi minuti dopo, venne la Maestra Generale che mi accompagnò dalle bambine. Che festosa accoglienza mi fecero ! io ero felice.- Ormai è già passato qualche tempo da che venni in collegio: mi trovo molto bene; le Madri sono buone con me ed anche le compagne. La mia insegnante è molto buona ; una settimana mi ha premiata, dandomi la medaglia : era il mio grande desiderio ! - In questo Istituto c’è una Cappella che mi piace molto : in essa Gesù accoglie con amore quelli che vengono a fargli una visitina. Entrando in Chiesa, io prego sempre con raccoglimento, perchè so che il Signore mi vede, mi ascolta e mi benedice.

16 ottobre.- Oggi ci è stata l’inaugurazione dell’anno scolastico. La sala era piena di bambine antiche felici di rivedere, dopo un lungo anno di assenza, la Reverenda Madre Vicaria, e di bambine nuove, liete di presentarsi a lei. La Reverenda Madre ci ha raccomandato di essere buone e di mostrarci sempre contente di tutto. A me sembra che questo non sarà difficile.Poi, dopo la Santa Messa, siamo tornate in sala, dove un Professore ha fatto un bel discorso, che io non sono capace di ripetere qui. E così l‘anno scolastico è iniziato.

26 ottobre.- Oggi ho assistito con grande piacere alla premiazione. Le bambine erano vestite di bianco e la sala era ornata di piante e fiori. Una Madonnina tanto bella sorrideva a tutti. Molte delle mie compagne hanno ricevuto attestati e corone ; ma premi veri no, perchè li hanno sacrificati, per offrire l’equivalente in danaro all’Eminenza l’Arcivescovo di Firenze, per i suoi poveri e specialmente per le famiglie dei richiamati.In ultimo l’Abate Mitrato di Santa Trinità ha fatto un bel discorso, rallegrandosi con tutte le bambine che hanno la fortuna di essere educate al Sacro Cuore. Io l’ho ascoltato col desiderio di aver molti premi, alla fine dell’anno. Tutte siamo poi andate in Cappella ed abbiamo cantato il Magnificat. Oh come mi son sembrate belle tutte quelle bambine col velo bianco e la corona sul capo ! era proprio una magnifica visione !

27 ottobre.- Oggi le Madri e le compagne hanno festeggiato le bambine nuove, ossia quelle che passano il primo anno al Poggetto. Quante belle sorprese ! Quanti giuochi ! Quanti regalini ! Perfino una rappresentazione : Cappuccetto Rosso dopo aver ricevuto il cappuccio rosso dalla mamma, si è incamminato verso la foresta : lì ha trovato una Fata, che gli ha dato tante rose, dicendogli di portarle alle bambine nuove. Cappuccetto rosso, giunto tra noi, ha tratto dal suo panierino dei biglietti con gentili pensieri. Oh, non ho mai passato una così lieta giornata !
21 novembre.- Oggi sono 140 anni che la Santa Madre Barat fondò l’Istituto del Sacro Cuore ; dunque è giorno di gran festa per Maria Bambina, che a tre anni va al Tempio, ossia quasi in collegio, e per noi. È festa specialmente per le piccole, che hanno fatto una rappresentazione ; sono state invitate tutte la compagne che hanno avuto il “benissimo” in questa settimana. Le più grandine, sedute in semicerchio, parlavano tra loro. Ad un certo punto, ecco apparire tanti angioletti, e Maria Bambina. Che bella scenetta ! Che grazioso dialogo ! A me pareva di stare in Paradiso ! Ora voglio più bene alla Madonnina e desidero d’imitarla, in questi anni di educazione al Sacro Cuore.

8 dicembre.- Ho trascorso nella gioia questa giornata di grande festa. Quel che più mi è piaciuto, è stata la Processione dei Gigli, e il momento più bello della giornata è stato per me quello in cui ho offerto il mio giglio alla Madonna. Io, in quel momento, non pensavo che a Lei e Le raccomandavo di custodire sempre il giglio del mio cuore, perchè non sia mai macchiato. Mi ricordavo poi tutte la cose che la Reverenda Madre ci aveva dette il giorno prima per prepararci alla festa e vedevo coi miei occhi la Madonna tutta bella, tutta pura, vestita di bianco, con la fascia azzurra, le mani giunte, gli occhi al Cielo… Com’era bella ! Quando poi la Reverenda Madre ha preso il mio giglio, io ho creduto che fosse la Madonna. Oh, allora io ho pensato di essere in Paradiso tra gli angioletti… Oh se fosse stato vero! Ma sarà vero più tardi, quando la Madonna mi renderà il mio giglio sempre candido e sempre puro, ed io, insieme con Lei, mi troverò vicina a Gesù!

Martha Nassibou, alunna della Classe I della Scuola Media

Thursday, September 14, 2006

Quando l'amicizia naviga su internet

Chi me l'avrebbe detto che l'aver scritto e pubblicato un libro, per l'esattezza "Memorie di una principessa etiope" mi avrebbe immersa in un universo straordinario, nel quale mi sono trovata proiettata attraverso la rivoluzionaria invenzione del compiuter?

Questo oggetto tecnologico che merita la definizione di "magico" ti porta nei luoghi più sconosciuti del pianeta e più lontano ancora è capace di catapultarti nell'Universo scientificamente esplorato, nello spazio infinito tra stelle e pianeti, galassie e buchi neri, sonde lanciate nel cosmo e volteggiare con esse nel silenzio dell'immensità.

Ecco come proiettata nell'Universo virtuale sono fiorite tante nuove amicizie. Nella solitudine del mio piccolo mondo, quello della mia stanza dove scrivo e dipingo, la scrivania trabocca di appunti, di libri e di fogli bianchi da riempire, e io mi avvio ogni giorno con trepidazione per consultare la mia posta elettronica ed ecco che il topo mi mette all'istante in comunicazione con i miei numerosi lettori che mi scrivono da ogni dove. Lo scambio istantaneo dei messaggi sorprende e sono travolta in ridde di emozioni, di gratificazioni, di lusinghe, di consensi, e l'invio di tanto tanto affetto.

Si creano così in questo Universo virtuale delle amicizie che hanno un sapore diverso da quello dell' amicizia che uno trova nel consueto evolversi del quotidiano della nostra attività sociale o puramente in incontri casuali, quando condizionati dalle influenze convenzionali si tende inconsciamente a essere analitici verso la persona che abbiamo di fronte e con la quale vogliamo stringere un patto di amicizia. Simpatia? antipatia? tutto si appesantisce.

L'amicizia acquisita per mezzo dell'etere è vissuta nella maniera la più pura, e cristallina che l'animo umano è in grado di esprimere. Scevra dagli orpelli convenzionali, da limitazioni di ogni genere, si esprime con sincerità e allegrezza, paragonabile a una chiara fontana dalla quale sgorgano sentimenti che sono ricchezza dello spirito. Subentra un senso di amicizia dolce da respirare, dove ostacoli, inghippi sono esclusi, ma come un'onda di sottili sentimenti pervade e naviga tra le righe scritte con sfumature poetiche e eccitanti allo stesso tempo. E di chi stà dall'altra parte , lontano mille miglia, non conosci il volto. Ma ecco che piano piano si profila il contorno della sua amicizia della quale ti prodiga e tu ricambi nella stessa maniera.

In questo strordinario universo tutto si basa sulla fantasia: la virgola ti lascia lo spazio per emettere un sospiro, il punto esclamativo invigorisce la parola scritta nel suo intimo significato. Mentre le dita scorrono sulla tastiera si può sognare a occhi aperti del mondo lontano che appartiene alla persona eletta dietro il piccolo schermo del compiuter.
L'oggetto "magico" dove nascono i sogni, creatore di infiniti sensazioni. Tuttavia il mio libro rimane sempre il punto di riferimento, il pensiero che rafforza l'amicizia dietro le note di una sinfonia silente che si diffonde nell'etere e dove fioriscono le più belle amicizie.