Adey Abeba 1994, di Martha Nassibou |
Ogni pagina è un prezioso scrigno dal quale
trarre perle di storia, di saggezza, di grandezza d’animo.
Pur trattando eventi storici
dolorosi per il grande Paese di origine, l’Etiopia, e pur essendo stata toccata personalmente
dall’inconsolabile lutto per la perdita del valoroso padre degiac Nassibou Zamanuel, a causa delle
fistole ai polmoni procurate dal letale gas iprite, utilizzato dai comandanti italiani nell’aggressione, e la perdita del
fratello Keflè, nelle memorie della Principessa etiope Martha, vi è la totale assenza nei protagonisti dell’acrimonia per il nemico aggressore. Non
una traccia di invettive, rivendicazioni
o vendette indirizzate all’ingiusto nemico.
Una tenace profonda teologia è ben descritta
nella figura della madre Atzede Mariam Babitcheff che con la sua fede ed i
rosari recitati ha salvaguardato la vita dei suoi piccoli principi profughi. Il
libro è una piacevole immersione nella storia, nel paesaggio e nei
profumi africani. Coloro che hanno avuto
la fortuna di nascere o vivere nel Corno d’Africa, leggendo il libro, riassaporeranno i profumi della savana, l’odore
speziato dello zicnì , del wot così ben descritti e gusteranno il leggero sapore acido dell’injerà; gioiranno leggendo le descrizioni delle allegre rincorse
tra bambini nei soleggiati cortili etiopi
ed all’orecchio verrà concessa la totale quiete del silenzio del riposo
pomeridiano.
Chi è nato o cresciuto in Africa ritroverà nel
libro anche il galateo etiope, gli inchini rispettosi dei bambini al cospetto degli autorevoli genitori, la descrizione delle feste più
significative e suggestive come il Maskal.
Coloro che, invece, non conoscono la storia
del Paese famoso per il café di Harar,
scopriranno il talento e la lungimiranza del popolo etiope e della sua
aristocrazia. Leggeranno di Ras, Negus, Negus Neghesti, re dei re, imperatore, le cui storie si sono intersecate , in modo infausto, con quelle di
Mussolini, Badoglio, Graziani, Balbo.
La
melmosa e carsica condotta della Società della Nazioni non ha gestito
correttamente gli interventi per
scongiurare l’invasione dell’Etiopia nel
1935, senza una dichiarazione di guerra da parte dell’Italia.
Essa infatti avrebbe dovuto diplomaticamente
scongiurare l’aggressione dell’Italia ad un Paese membro della Società delle
Nazioni cioè all’Etiopia poiché quest’ultima era già membro della Società delle
Nazioni dal 1923, ben prima che lo divenisse l’Italia nel 1937.
L’appartenenza dell’Etiopia alla Società delle
Nazioni, tanti anni prima dell’Italia
dimostra quanto valida e lungimirante fosse la diplomazia di tale onorevole
popolo etiope che, come la storia insegna, fu anche precursore della nascita delle
rappresentanze diplomatiche degli ambasciatori nel mondo.
L’augurio che mi nasce nel cuore al termine
delle numerose riletture del libro è che tutte le nostre case possano essere
come quella del padre della Principessa
Martha Nassibou dove (cito parole dal testo) “ la vita aveva il sapore della
felicita “
No comments:
Post a Comment