Discorso presentato al Premio Grinzane Cavour, il 19/ 20 gennaio
2007, Torino
Convegno
« Il deserto e dopo » , LA
LETTERATURA AFRICANA DALL’ORALITÀ ALLA PAROLA SCRITTA
Un
breve cenno sulle origini, la Tradizione, la cultura e la Letteratura antica e
moderna dell’Ethiopia.
Signor Presidente, Illustrissimi
Docenti
Signore e Signori,
mi è grata l’occasione di questo
Convegno, al quale ho l’onore di partecipare,
e che si delinea nel solco di un rafforzato interesse per la Letteratura
nei paesi Sub-Sahariani, per svolgere il
tracciato sulle origini e sull’antica tradizione del mio Paese e quindi sulle
espressioni culturali di base senza le quali non sarebbero scaturite le
rimarchevoli opere letterarie antiche e contemporanee dell’Etiopia.
Ringrazio l’Illustrissimo dott.
Giuliano Soria, presidente del prestigioso Premio Grinzane Cavour, per avermi
onorata con un invito a partecipare a questo importante evento.
Desidero innanzitutto puntualizzare,
se me lo consentite, per la varietà dei contenuti da trattare e non essendo io
una specialista in questo campo così vasto da abbracciare la storia della
letteratura etiopica, che risale ad approssimativamente a duemilla anni or
sono, ho dovuto raccogliere tutto il mio coraggio ed ho con desiderio e umiltà
accettato di intervenire concretamente con un mio esposto.
Poichè coraggio senza umiltà non è
che folle temerarietà, chiedo in questa sede la Vostra comprensione e mi assumo
di presentare in brevi linee, nel miglior modo possibile, l’impegnativo compito
di sgranare una successione di eventi che si sono prottratti attraverso la
pluri-millenaria storia dell’Etiopia, nel corso della quale la letteratura
religiosa ha rivestito un considerevole significato culturale, unico e non
paragonabile ad altre realtà socio-religiose.
In qualche misura questa mia
rievocazione storica della cultura letteraria etiopica alla presenza di
Illustri Docenti, in un contesto come quello del Premio Grinzane Cavour che ha
risonanza internazionale, la sento un po’ come l’occasione suprema per onorare
la volontà di mio padre il degiac Nasibù Zamanuel,vale a dire, quando ancora
bambina con i miei fratelli, ci esortava, come lascito morale, ad amare e
difendere con ogni mezzo la dignità e la Tradizione della nostra amata Patria
l’Etiopia.
L’Etiopia, dunque, è uno dei più
antichi e misteriosi imperi, arroccato su un altopiano in paesaggi infiniti,
che trae le sue origini nell’Arabia Felice dei regni dei Sabei, e che costituì
il regno di Axum nel 900 A.C., la cui civilizzazione fu ritenuta una delle
cinque più grandi potenze del Medio-Oriente di quell’epoca. Il mito delle
origini ci porta alla leggenda del Re
Salomone e della Regina di Saba del Regno dei Sabei, e pur questo lo si può
considerare un tema letterario. La lingua scritta della Sabea fu introdotta
ufficialmente nell’impero di Axum nel IV secolo D.C. dove inizialmente apparve
sugli steli delle vittorie dei re, poi sulle monete e così la lingua Ghe’ez
apparve nell’insegnamento della liturgia e teologia.
Il Ghe’ez linguaggio antico dell’Etiopia,
affonda le sue radici nell’aramaico ed è una lingua usata nella liturgia e
nella teologia orale e scritta ed ha affinità liguistiche con l’ebraico e
l’arabo.
La civilizzazione etiopica risale a
quella axumita che si è spesso incrociata con quelle dell’Egitto Faraonico e
del Regno d’Israele e successivamente con la Tradizione cristiana ; ed è
sotto quest’ultimo aspetto un crogiuolo di antiche tradizioni, conservatorio di
valori spirituali.
L’Etiopia è stata cristianizzata nel IV secolo D.C. e con
la diffusione del cristianesimo Axum fu designata Città Santa e emersero i
grandi Monasteri come a nord del paese i monasteri di Debre-Damo e Debre-Bizan,
a sud il Monastero di Santo Stefano sul Lago Haik, Birbir-Mariam a sud del Lago
Abay, detentori tutti di un’intensa religiosità, che diffusero il Cristianesimo e intorno ai
quali nascevano Chiese rotonde che hanno a poco a poco preso il posto dei
santuari pagani, creando un’unità spirituale forte di un popolo cristiano
inclìne ad una austerità quasi monacale,
caratteristica che troviamo anche ai giorni nostri nella maggior parte delle
persone.
Il popolo etiope, conosciuto anche come popolo dal
« viso bruciato dal Sole », (dal Greco Aithio= bruciato, ops=viso),
tra i popoli Sub-Sahariani ha la sua diversità per le caratteristiche proprie
derivanti dalla sua Tradizione, Cultura e per la sua pluri-millenaria
indipendenza, perduta solo nel secolo scorso per l’aggressione e invasione del
Regime Fascista nel 1935- 36 che la occupò per soli cinque anni
.
Veniamo ora alla Letteratura etiopica
che è antica quanto il paese stesso. In realtà nell’Etiopia antica, anche se molte espressioni culturali venivano
tramandate oralmente, la fertilità della letteratura scritta, ricca di pregi,
si è manifestata sopratutto nell’ambito della Chiesa, dove si scrivevano
biografie, storie epiche di imperatori, inni religiosi, inni poetici che
facevano parte preponderante della letteratura in Ghe’ez. Era consuetudine che
Opere voluminose della letteratura Copta
(egizia) e Greca venissero adattate in Ghe’ez.
Il libro « Kebre-Nagast » (La Gloria dei Re) lo
si può considerare tra le più importanti opere letterarie della tradizione
religiosa etiopica. Fu scritto in
Ghe ‘ez nel IV secolo D.C. da un
monaco dal nome di Yeshak, per ordine di Yabkà-Egzì signore dell’Endertà, nel
nord del paese.
Nel Kebre-Nagast deriva l’identificazione dell’Etiopia
come Nuova Israele e legittima depositaria dell’Alleanza Divina ; inoltre
il Kebre-Nagast contiene la descrizione della storia dei re e la Carta delle
Istituzioni imperi ali
dell’Etiopia.
In diversi scritti si trovano elementi profetici e libri
sacri miniati nel Medioevo etiopico e molti scritti di ispirazione poetica in
« ké-né » ( ossia poesie erudite in rime che racchiudono doppi sensi
) che fanno parte del costume etiopico e sono tramandate nelle dimore di tutti
i ceti sociali dall’antichità sino ai nostri giorni.
Un’altra interessante notizia riguarda il Libro delle
rivelazioni « Romanzo cristiano » attribuito ad Alessandro Magno è, a
quanto pare, opera originale etiopica del 14mo secolo.
Nel XIV secolo, sopravviene il regno dell’imperatore
Zara-yaqob, eccezionale letterato, famoso per i suoi numerosi scritti Mariani
dedicati alla natura divina di Maria Madre di Gesù, il quale ha redatto un’opera
di istruzioni teologiche costituendo il più raro monumento del pensiero
etiopico. Sotto il suo regno furono redatti molti manoscritti, tanto per
citarne alcuni il « Fekré-Melako » (L’amore degli angeli ») scritto ermetico, pieno di poesie. Un altro
libro che voglio citare è il « Misteri del Cielo e della Terra »
marcato di gnosticismo, e molte opere importanti scritte e miniate con stili
di vetrate dai colori profondi e altri a volte stilizzati.
Nel 16mo secolo il monaco Abba Bahrey
storico e etnografo scrisse le «Croniche dell’imperatore Sarsa-Denghel » e
un’importante opera letteraria « La storia degli Oromo e la loro
migrazione » che comprende un’analisi nella quale egli condanna
l’inadeguatezza della struttura socio-politica in quel contesto che considerava
disastrosa.
Nel 1350 un autore anonimo scriveva un’opera dal titolo
« Della conoscenza dei Regni del Prete Gianni",
il cui nome era Ab-dessalib o in amarico Ghebre Maskal (il servitore della
Croce).
Per i Latini, il Prete Gianni era un imperatore etiope. Il
suo impero resta per lungo tempo un paese di sogno per la sua magnificenza. La
leggenda del Prete Gianni aggiunge fascino al mistero dell’antico impero
etiopico. A lui e ai suoi Regni (aveva dodici Re vassalli) si attribuiscono immense ricchezze che
ricordano le « Mille e una notte ». L’Occidente è attratto da questi
fantastici racconti. Il primo Sovrano europeo che tentò un contatto con
l’imperatore d’Etiopia fu Enrico IV d’Inghilterra nel 1400. In seguito furono i
Papi e Alfonso d’Aragona ad avere una fitta corrispondenza con gli imperatori
Zara-Yaqob e Baede-Mariam dal 1430 al 1436.
Infine questo breve escursus che ho
quì esposto in poche righe, ma che tuttavia abbraccia un po’ tutta la storia
dell’antica letteratura etiopica merita, a mio modesto avviso, di favorirne la
diffusione che ora si limita ai libri di storia.
Desidero ora soffermarmi brevemente
sulla risorgenza della letteratura moderna etiopica che germogliò all’inizio
del secolo scorso dove il fantastico irrompe nella creatività dei letterati.
Uno dei massimi letterati è stato il Blatten Ghetà Heruy Welde Sellasse (1878
-1939), il quale scrisse tra altri i seguenti libri in amarico :
« Wodagié
Lebbé » (Amico mio, Cuore mio) nel 1915
« Yelib Hassab » (Il pensiero del
cuore : solenne matrimonio
della Luce e di Sion) nel 1923
« Addis Alem » (Nuovo Mondo) nel 1924
“Enemmà
wodajoccène yehem be Sematchew” (Io e i miei amici, poesia di Apparenze
attraverso i loro nomi) nel 1927.
Afework Gebre-Yesus scrisse nel 1908 il primo romanzo dal
titolo “ Lebb-wolled Tarik” (Storia scaturita dal cuore,) considerata un opera
letteraria rara e un capolavoro della letteratura amarica.
Haddis Alemayehu ( 1910-2003) ministro degli Esteri e romanziere scrisse
nel 1968 il suo “Fikir iske Mekabir” ( l’Amore sino alla tomba) considerato un
classico della letteratura etiopica.
Nonostante il Regime fascista avesse nel 1937 bruciato in massa i libri e
trafugato in Italia i manoscritti, oltre che
aver decimato quasi tutta l’intellighenzia uscita dalle Università dell’Europa,
d’Egitto e del Libano, dopo un drastico arresto della produzione letteraria,
gli intellettuali sopravissuti alla strage, una volta l’Etiopia riconquistata
nel 1941 dal legittimo imperatore Haile Sellasié I, si sono dovuti ricostituire
in uno slancio creativo che ha fatto fiorire una nuova intellighenzia di
giovani etiopi.
Tre decenni dopo,nel 1974 venne la Rivoluzione marxista-
leninista con l’appoggio e la guida dei sovietici e dei cubani. Anche in questa
tragica occasione la letteratura subì un arresto dopo che migliaia di studenti
e molti letterati furono massacrati nell’intento di formarne dei nuovi nella
dottrina comunista.
Dopo questo ulteriore dramma ci fu il
grande esodo di etiopici letterati scampati alla strage. Si costituì all’estero
la Diaspora che si installò maggiormente negli Stati Uniti, nel Canadà, nella
Gran Bretagna e l’Europa, da cui un fermento intellettuale estremamente
stimolante ha dato vita a una fiorente generazione di scrittori, drammaturghi,
saggisti, giornalisti, editori, produttori, registi.
Il potere espressivo risorge ancora
una volta tra numerosi preminenti intellettuali etiopi, letterati, politici e
storici autori di molte opere, romanzi e trattati. Non potendoli citare tutti,
mi soffermo soltanto su alcuni, il principe Asfa-Wossen Asserat che ha svolto i
suoi studi in Germania, ha scritto un saggio « La storia di Sawa
(Ethiopia ) » 1700-1865, secondo l’analisi del Blattengheta Heruy Wolde
Sellasse sull’antico manoscritto « Tarika Nagast » (storia dei Re).
Cito il letterato dott.Menghistu
Lemma il quale stabilì un’amicizia con il drammaturgo Georges Bernard
Shaw . Il dott. Ayele Bekerié autore di “Ethiopic”, lingua parlata in
Etiopia poco prima del IV secolo D.C. Come lingua moderna rappresentano
l’estinto Ethiopic la lingua Tigré e il Tigrinyà. Egli scrisse
numerosi articoli sulla storia dell’Etiopia e dell’Africa
Abrham Demoz, educato a Harvard University, professore di
Linguistica all’Università Northwestern negli USA, dice che l’Etiopia oggi ha
la più alta diversità di lingue al mondo. Le tre lingue madri sono il Semitico,
il Cuscitico, l’Omotico, lingue rappresentate in Etiopia sin dai primi periodi della
sua storia.
Lo scrittore dott. Nega Meslekia
vincitore di un premio per autori etiopi, per il libro « The Hyena’s
belly » ( il ventre della iena ) al quale seguì il
libro « Il Dio gravido di uno sciacallo » scritti ambedue in
inglese.
L’Ambasciatore Zewde Retta autore del
molto acclamato libro in amarico « Gli affari eritrei nel periodo
dell’imperatore Haile Sellassié » e di recente nel 2005 ha pubblicato un
libro rimarchevole in quanto un’Opera Magna intitolato « Tafari Mekonnen.
Il lungo viaggio verso l’ultimo potere » con i suoi 550 pagine e più di 60
immagini che coprono gli ultimi anni dell’imperatore Menelik II e le prime
quattro decadi della vita dell’imperatore Haile Sellassié I.
Desidero segnalare un’accurata
analisi del problema linguistico in Etiopia nonchè un’antologia critica della
letteratura etiopica nel libro « Silence is not of Gold » ( Il
silenzio non è d’oro ) pubblicato nel 1995 in inglese in una rimarchevole
raccolta di dati, dai professori Taddesse Adera e Ali Jimele Ahmed .
Ho l’orgoglio di citare la Dottoressa
Kidist Bayelegn regista e scrittrice laureata in psicologia all’Università di
Addis Abeba che ha diretto in amarico i film : « yelot Shishit »
( L’evasione dell’oggi ) nel 1997 e « Hiwote endewasa » (La sfida
della mia vita ) nel 1998.
Dovendo figurare anche io in questa
lista di scrittori, vorrei esprimere che per me scrivere il libro «
Memorie di una principessa etiope », è stata un’esperienza forte, che mi
ha proiettata in un universo nel quale solo le parole scritte sono in grado di
far passare la corrente e mostrare in piccole sequenze di parole semplici,
giusti e forti che è possibile essere percepiti pienamente dai proprii lettori.
La corrente è stata percepita e istantaneamente si passa dai ricordi alla piena
consapevolezza degli eventi storici che hanno cambiato il destino dell’Etiopia
e si segue con tenerezza lo svolgersi degli episodi che hanno marcato, con
l’esilio, la presa di coscienza di una realtà sconosciuta, nell’animo della
bambina Martha che diventa nella seconda parte del libro, protagonista del
proprio racconto.
Ho voluto con questo libro
trasmettere alla giovane generazione un pezzo di storia, spesso a loro
sconosciuta, che ha riguardato la realtà di un’Etiopia feudale con le sue
contraddizioni, ma con la consapevolezza dei suoi giovani dirigenti di una
speranza sempre viva per un futuro luminoso paradigma di progresso e di
crescita.
Spero che questa mia modesta opera
possa essere un punto di riferimento per sollecitare altri scrittori ad
arricchire con il loro contributo la letteratura moderna dell’Etiopia.
La letteratura rimane un prezioso
valore, un faro guida per la trasformazione sociale e politica delle Nazioni
Africane e contribuirà a produrre benessere e crescita per una popolazione che,
sebbene martoriata da drammatici eventi, continua a esprimere un’immensa forza
creativa traendo origine nelle profonde e antiche tradizioni di questo
magnifico continente che è l’Africa.
Grazie
Referenze Bibliografiche :
Huguette Pérol, racconti e Leggende
d’Etiopia, SAIE. Edizionei Paoline- Catania 1968
Jean Doresse, l’Empire du Prêtre Jean
Vol I- l’Ethiopie Antique, Vol II-l’Ethiopie Mediévale
Librairie Plon 1957
Enrico Cerulli, La letteratura
etiopica, Sansoni/ Accademia 1968
Taddesse Adera & Ali Jimale Ahmed »Sile,ce is not of Gold »
a critical anthology of
Ethiopian Literature 1995
Edit the Red Sea Press inc.
11-D Princess Raod
Lawrenceville, NJ O 8648 – U.S.A.
Memorie di una principessa etiope di Martha Nasibù (Nassibou)
Neri Pozza Editore 2005
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