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Tuesday, February 25, 2014

La Tradizione, la cultura e la Letteratura antica e moderna dell’Ethiopia



Discorso presentato al  Premio Grinzane Cavour, il 19/ 20 gennaio 2007,   Torino


Convegno « Il deserto e dopo » ,  LA LETTERATURA AFRICANA DALL’ORALITÀ ALLA PAROLA SCRITTA


Un breve cenno sulle origini, la Tradizione, la cultura e la Letteratura antica e moderna dell’Ethiopia.


Signor Presidente, Illustrissimi Docenti
Signore e Signori,

mi è grata l’occasione di questo Convegno, al quale ho l’onore di partecipare,  e che si delinea nel solco di un rafforzato interesse per la Letteratura nei paesi Sub-Sahariani, per  svolgere il tracciato sulle origini e sull’antica tradizione del mio Paese e quindi sulle espressioni culturali di base senza le quali non sarebbero scaturite le rimarchevoli opere letterarie antiche e contemporanee dell’Etiopia.

Ringrazio l’Illustrissimo dott. Giuliano Soria, presidente del prestigioso Premio Grinzane Cavour, per avermi onorata con un invito a partecipare a questo importante evento.

Desidero innanzitutto puntualizzare, se me lo consentite, per la varietà dei contenuti da trattare e non essendo io una specialista in questo campo così vasto da abbracciare la storia della letteratura etiopica, che risale ad approssimativamente a duemilla anni or sono, ho dovuto raccogliere tutto il mio coraggio ed ho con desiderio e umiltà accettato di intervenire concretamente con un mio esposto.
Poichè coraggio senza umiltà non è che folle temerarietà, chiedo in questa sede la Vostra comprensione e mi assumo di presentare in brevi linee, nel miglior modo possibile, l’impegnativo compito di sgranare una successione di eventi che si sono prottratti attraverso la pluri-millenaria storia dell’Etiopia, nel corso della quale la letteratura religiosa ha rivestito un considerevole significato culturale, unico e non paragonabile ad altre realtà socio-religiose.

In qualche misura questa mia rievocazione storica della cultura letteraria etiopica alla presenza di Illustri Docenti, in un contesto come quello del Premio Grinzane Cavour che ha risonanza internazionale, la sento un po’ come l’occasione suprema per onorare la volontà di mio padre il degiac Nasibù Zamanuel,vale a dire, quando ancora bambina con i miei fratelli, ci esortava, come lascito morale, ad amare e difendere con ogni mezzo la dignità e la Tradizione della nostra amata Patria l’Etiopia.

L’Etiopia, dunque, è uno dei più antichi e misteriosi imperi, arroccato su un altopiano in paesaggi infiniti, che trae le sue origini nell’Arabia Felice dei regni dei Sabei, e che costituì il regno di Axum nel 900 A.C., la cui civilizzazione fu ritenuta una delle cinque più grandi potenze del Medio-Oriente di quell’epoca. Il mito delle origini ci porta alla leggenda del Re Salomone e della Regina di Saba del Regno dei Sabei, e pur questo lo si può considerare un tema letterario. La lingua scritta della Sabea fu introdotta ufficialmente nell’impero di Axum nel IV secolo D.C. dove inizialmente apparve sugli steli delle vittorie dei re, poi sulle monete e così la lingua Ghe’ez apparve nell’insegnamento della liturgia e teologia.

Il Ghe’ez linguaggio antico dell’Etiopia, affonda le sue radici nell’aramaico ed è una lingua usata nella liturgia e nella teologia orale e scritta ed ha affinità liguistiche con l’ebraico e l’arabo.

La civilizzazione etiopica risale a quella axumita che si è spesso incrociata con quelle dell’Egitto Faraonico e del Regno d’Israele e successivamente con la Tradizione cristiana ; ed è sotto quest’ultimo aspetto un crogiuolo di antiche tradizioni, conservatorio di valori spirituali.
L’Etiopia è stata cristianizzata nel IV secolo D.C. e con la diffusione del cristianesimo Axum fu designata Città Santa e emersero i grandi Monasteri come a nord del paese i monasteri di Debre-Damo e Debre-Bizan, a sud il Monastero di Santo Stefano sul Lago Haik, Birbir-Mariam a sud del Lago Abay, detentori tutti di un’intensa religiosità,  che diffusero il Cristianesimo e intorno ai quali nascevano Chiese rotonde che hanno a poco a poco preso il posto dei santuari pagani, creando un’unità spirituale forte di un popolo cristiano inclìne  ad una austerità quasi monacale, caratteristica che troviamo anche ai giorni nostri nella maggior parte delle persone.

Il popolo etiope, conosciuto anche come popolo dal « viso bruciato dal Sole », (dal Greco Aithio= bruciato, ops=viso), tra i popoli Sub-Sahariani ha la sua diversità per le caratteristiche proprie derivanti dalla sua Tradizione, Cultura e per la sua pluri-millenaria indipendenza, perduta solo nel secolo scorso per l’aggressione e invasione del Regime Fascista nel 1935- 36 che la occupò per soli cinque anni
.
Veniamo ora alla Letteratura etiopica che è antica quanto il paese stesso. In realtà nell’Etiopia antica, anche se molte espressioni culturali venivano tramandate oralmente, la fertilità della letteratura scritta, ricca di pregi, si è manifestata sopratutto nell’ambito della Chiesa, dove si scrivevano biografie, storie epiche di imperatori, inni religiosi, inni poetici che facevano parte preponderante della letteratura in Ghe’ez. Era consuetudine che Opere voluminose  della letteratura Copta (egizia) e Greca venissero adattate in Ghe’ez.

Il libro « Kebre-Nagast » (La Gloria dei Re) lo si può considerare tra le più importanti opere letterarie della tradizione religiosa etiopica. Fu scritto in Ghe ‘ez  nel IV secolo D.C. da un monaco dal nome di Yeshak, per ordine di Yabkà-Egzì signore dell’Endertà, nel nord del paese.
Nel Kebre-Nagast deriva l’identificazione dell’Etiopia come Nuova Israele e legittima depositaria dell’Alleanza Divina ; inoltre il Kebre-Nagast contiene la descrizione della storia dei re e la Carta delle Istituzioni imperi          ali dell’Etiopia.
In diversi scritti si trovano elementi profetici e libri sacri miniati nel Medioevo etiopico e molti scritti di ispirazione poetica in « ké-né » ( ossia poesie erudite in rime che racchiudono doppi sensi ) che fanno parte del costume etiopico e sono tramandate nelle dimore di tutti i ceti sociali dall’antichità sino ai nostri giorni.
Un’altra interessante notizia riguarda il Libro delle rivelazioni « Romanzo cristiano » attribuito ad Alessandro Magno è, a quanto pare, opera originale etiopica del 14mo secolo.

Nel XIV secolo, sopravviene il regno dell’imperatore Zara-yaqob, eccezionale letterato, famoso per i suoi numerosi scritti Mariani dedicati alla natura divina di Maria Madre di Gesù, il quale ha redatto un’opera di istruzioni teologiche costituendo il più raro monumento del pensiero etiopico. Sotto il suo regno furono redatti molti manoscritti, tanto per citarne alcuni il « Fekré-Melako » (L’amore degli angeli ») scritto ermetico, pieno di poesie. Un altro libro che voglio citare è il « Misteri del Cielo e della Terra » marcato di gnosticismo, e molte opere importanti scritte e miniate con stili di vetrate dai colori profondi e altri a volte stilizzati.

Nel 16mo secolo il monaco Abba Bahrey storico e etnografo scrisse le «Croniche dell’imperatore Sarsa-Denghel » e un’importante opera letteraria « La storia degli Oromo e la loro migrazione » che comprende un’analisi nella quale egli condanna l’inadeguatezza della struttura socio-politica in quel contesto che considerava disastrosa.

Nel 1350 un autore anonimo scriveva un’opera dal titolo « Della conoscenza dei Regni del Prete Gianni", il cui nome era Ab-dessalib o in amarico Ghebre Maskal (il servitore della Croce).
Per i Latini, il Prete Gianni era un imperatore etiope. Il suo impero resta per lungo tempo un paese di sogno per la sua magnificenza. La leggenda del Prete Gianni aggiunge fascino al mistero dell’antico impero etiopico. A lui e ai suoi Regni (aveva dodici Re vassalli) si attribuiscono immense ricchezze che ricordano le « Mille e una notte ». L’Occidente è attratto da questi fantastici racconti. Il primo Sovrano europeo che tentò un contatto con l’imperatore d’Etiopia fu Enrico IV d’Inghilterra nel 1400. In seguito furono i Papi e Alfonso d’Aragona ad avere una fitta corrispondenza con gli imperatori Zara-Yaqob e Baede-Mariam dal 1430 al 1436.

Infine questo breve escursus che ho quì esposto in poche righe, ma che tuttavia abbraccia un po’ tutta la storia dell’antica letteratura etiopica merita, a mio modesto avviso, di favorirne la diffusione che ora si limita ai libri di storia.

Desidero ora soffermarmi brevemente sulla risorgenza della letteratura moderna etiopica che germogliò all’inizio del secolo scorso dove il fantastico irrompe nella creatività dei letterati. Uno dei massimi letterati è stato il Blatten Ghetà Heruy Welde Sellasse (1878 -1939), il quale scrisse tra altri i seguenti libri in amarico :
                       « Wodagié Lebbé » (Amico mio, Cuore mio) nel 1915
                       «  Yelib Hassab » (Il pensiero del cuore : solenne matrimonio       della Luce e di Sion) nel 1923
                        « Addis Alem » (Nuovo Mondo) nel 1924
                        “Enemmà wodajoccène yehem be Sematchew” (Io e i miei amici, poesia di Apparenze attraverso i loro nomi) nel 1927.

Afework Gebre-Yesus scrisse nel 1908 il primo romanzo dal titolo “ Lebb-wolled Tarik” (Storia scaturita dal cuore,) considerata un opera letteraria rara e un capolavoro della letteratura amarica.

Haddis Alemayehu ( 1910-2003) ministro degli Esteri e romanziere scrisse nel 1968 il suo “Fikir iske Mekabir” ( l’Amore sino alla tomba) considerato un classico della letteratura etiopica.


Nonostante il Regime fascista avesse nel 1937 bruciato in massa i libri e trafugato in Italia i manoscritti, oltre che aver decimato quasi tutta l’intellighenzia uscita dalle Università dell’Europa, d’Egitto e del Libano, dopo un drastico arresto della produzione letteraria, gli intellettuali sopravissuti alla strage, una volta l’Etiopia riconquistata nel 1941 dal legittimo imperatore Haile Sellasié I, si sono dovuti ricostituire in uno slancio creativo che ha fatto fiorire una nuova intellighenzia di giovani etiopi.

Tre decenni dopo,nel 1974 venne la Rivoluzione marxista- leninista con l’appoggio e la guida dei sovietici e dei cubani. Anche in questa tragica occasione la letteratura subì un arresto dopo che migliaia di studenti e molti letterati furono massacrati nell’intento di formarne dei nuovi nella dottrina comunista.
Dopo questo ulteriore dramma ci fu il grande esodo di etiopici letterati scampati alla strage. Si costituì all’estero la Diaspora che si installò maggiormente negli Stati Uniti, nel Canadà, nella Gran Bretagna e l’Europa, da cui un fermento intellettuale estremamente stimolante ha dato vita a una fiorente generazione di scrittori, drammaturghi, saggisti, giornalisti, editori, produttori, registi.

Il potere espressivo risorge ancora una volta tra numerosi preminenti intellettuali etiopi, letterati, politici e storici autori di molte opere, romanzi e trattati. Non potendoli citare tutti, mi soffermo soltanto su alcuni, il principe Asfa-Wossen Asserat che ha svolto i suoi studi in Germania, ha scritto un saggio « La storia di Sawa (Ethiopia ) » 1700-1865, secondo l’analisi del Blattengheta Heruy Wolde Sellasse sull’antico manoscritto « Tarika Nagast » (storia dei Re).

Cito il letterato dott.Menghistu Lemma il quale stabilì un’amicizia con il drammaturgo Georges Bernard Shaw . Il dott. Ayele Bekerié autore di “Ethiopic”, lingua parlata in Etiopia poco prima del IV secolo D.C. Come lingua moderna rappresentano l’estinto Ethiopic la lingua Tigré e il Tigrinyà. Egli scrisse  numerosi articoli sulla storia dell’Etiopia e dell’Africa

Abrham Demoz, educato a Harvard University, professore di Linguistica all’Università Northwestern negli USA, dice che l’Etiopia oggi ha la più alta diversità di lingue al mondo. Le tre lingue madri sono il Semitico, il Cuscitico, l’Omotico, lingue rappresentate in Etiopia sin dai primi periodi della sua storia. 

Lo scrittore dott. Nega Meslekia vincitore di un premio per autori etiopi, per il libro « The Hyena’s belly »  ( il ventre della iena ) al quale seguì il libro « Il Dio gravido di uno sciacallo » scritti ambedue in inglese.

L’Ambasciatore Zewde Retta autore del molto acclamato libro in amarico « Gli affari eritrei nel periodo dell’imperatore Haile Sellassié » e di recente nel 2005 ha pubblicato un libro rimarchevole in quanto un’Opera Magna intitolato « Tafari Mekonnen. Il lungo viaggio verso l’ultimo potere » con i suoi 550 pagine e più di 60 immagini che coprono gli ultimi anni dell’imperatore Menelik II e le prime quattro decadi della vita dell’imperatore Haile Sellassié I.

Desidero segnalare un’accurata analisi del problema linguistico in Etiopia nonchè un’antologia critica della letteratura etiopica nel libro « Silence is not of Gold » ( Il silenzio non è d’oro ) pubblicato nel 1995 in inglese in una rimarchevole raccolta di dati, dai professori Taddesse Adera e Ali Jimele Ahmed .

Ho l’orgoglio di citare la Dottoressa Kidist Bayelegn regista e scrittrice laureata in psicologia all’Università di Addis Abeba che ha diretto in amarico i film : « yelot Shishit » ( L’evasione dell’oggi ) nel 1997 e « Hiwote endewasa » (La sfida della mia vita ) nel 1998.

Dovendo figurare anche io in questa lista di scrittori, vorrei esprimere che per me scrivere il libro «  Memorie di una principessa etiope », è stata un’esperienza forte, che mi ha proiettata in un universo nel quale solo le parole scritte sono in grado di far passare la corrente e mostrare in piccole sequenze di parole semplici, giusti e forti che è possibile essere percepiti pienamente dai proprii lettori. La corrente è stata percepita e istantaneamente si passa dai ricordi alla piena consapevolezza degli eventi storici che hanno cambiato il destino dell’Etiopia e si segue con tenerezza lo svolgersi degli episodi che hanno marcato, con l’esilio, la presa di coscienza di una realtà sconosciuta, nell’animo della bambina Martha che diventa nella seconda parte del libro, protagonista del proprio racconto.

Ho voluto con questo libro trasmettere alla giovane generazione un pezzo di storia, spesso a loro sconosciuta, che ha riguardato la realtà di un’Etiopia feudale con le sue contraddizioni, ma con la consapevolezza dei suoi giovani dirigenti di una speranza sempre viva per un futuro luminoso paradigma di progresso e di crescita.
Spero che questa mia modesta opera possa essere un punto di riferimento per sollecitare altri scrittori ad arricchire con il loro contributo la letteratura moderna dell’Etiopia.
La letteratura rimane un prezioso valore, un faro guida per la trasformazione sociale e politica delle Nazioni Africane e contribuirà a produrre benessere e crescita per una popolazione che, sebbene martoriata da drammatici eventi, continua a esprimere un’immensa forza creativa traendo origine nelle profonde e antiche tradizioni di questo magnifico continente che è l’Africa.  



Grazie


Referenze Bibliografiche :
Huguette Pérol, racconti e Leggende d’Etiopia, SAIE. Edizionei Paoline- Catania 1968
Jean Doresse, l’Empire du Prêtre Jean Vol I- l’Ethiopie Antique, Vol II-l’Ethiopie Mediévale
Librairie Plon 1957
Enrico Cerulli, La letteratura etiopica, Sansoni/ Accademia 1968
Taddesse Adera & Ali Jimale Ahmed »Sile,ce is not of Gold » a critical anthology of
Ethiopian Literature 1995
Edit the Red Sea Press inc.
11-D Princess Raod
Lawrenceville, NJ O 8648 – U.S.A.
Memorie di una principessa etiope di Martha Nasibù (Nassibou)
Neri Pozza Editore 2005






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